Quando penso al mio lavoro, mi rendo conto di quanto io abbia ancora da imparare, di quanto anche in questo campo, non esistano certezze assolute o strategie incontestabili. Il vino ha una sua vita, una sua evoluzione e mi capita spesso di pensare che il più lo faccia da solo. Noi possiamo studiare, applicare tecniche più o meno scientifiche oppure affidarci alla tradizione o alle regole non scritte dettate dal nostro intuito. Ci sono mille strade possibili, mille modi di agire e interagire con l'evoluzione che ogni vino fa nel tempo. Io sono sempre piena di dubbi: non ho la soluzione in tasca ad ogni problema, non ho certezze assolute e non ritengo di fare sempre la scelta migliore. Ci provo però, ci provo ogni volta. Prendi gli amici. Li incontri, ci ridi, ci parli, li ascolti, ti ascoltano poi magari c'è un periodo in cui ci si perde di vista, vuoi per questo o quel motivo. Qualcosa resta solo se alla lontananza non corrisponde distanza, solo se restano quei piccoli gesti che dimostrano cura, attenzione.
Con il vino è lo stesso. Ci vuole cura, non bisogna mai pensare all'abbandono e io rifuggo gli abbandoni come la peste e peggio del Covid-19. Si sa. E se qualcuno non lo sapeva, ora lo sa. Sappiatelo.
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